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FILATELIA a cura del MdL Umberto SECLI’ (1a puntata)

E’ la passione di chi colleziona francobolli, il cui termine è il connubio di due parole  greche, “amico” e “franchigia”. Francobollo, invece, rappresenta la sintesi di un “bollo” che applicato su una lettera al momento della spedizione ne rende “franco” l’inoltro.

Qualcuno potrebbe chiedersi il motivo per il quale il costo dell’inoltro della missiva debba gravare esclusivamente sul mittente. Pare che le prime esperienze inglesi, dove il francobollo è nato il 6 maggio 1840, avessero posto in evidenza il fatto che la possibilità di far pagare il costo al destinatario desse luogo alla cattiva abitudine (da notare che i “furbi” non risiedono soltanto in Italia) di indicare sulla busta attraverso segni o sigle, in modo sintetico, il contenuto del messaggio. Per esempio X = tutto bene, Y = male, ILY = I love you, etc. In tal modo il destinatario, ricevuto il messaggio, rifiutava la lettera e non pagava il costo della spedizione.

Rowland Hill, propose una soluzione che piacque al Parlamento britannico e ne autorizzò l’introduzione mediante l’emissione di un rettangolo di carta pregommata delle dimensioni di 18 x 22 mm. che riproduceva il profilo della Regina Vittoria. Per favorire l’introduzione, il prezzo era limitato ad 1 penny, il colore era nero, passò alla storia come il “Penny Black”

Per vostra conoscenza, ve ne fornisco l’immagine.

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Terminata la doverosa introduzione, vorrei informare i miei lettori che l’impostazione che darò alla Rubrica non sarà esclusivamente di carattere specialistico né legata ad un collezionismo specifico ma tratterà invece tante e diverse interpretazioni della filatelia che spaziano dall’aspetto tecnico a quello artistico, da quello storico a quello geografico, dalla ricerca tecnica a quella didattica e via di seguito. Considerato poi che mi occupo attivamente di filatelia da oltre 60 anni, farò affidamento alle domande che mi perverranno dai lettori coi quali mi farebbe piacere avere un proficuo scambio di idee.

Ovviamente le mie chiacchierate saranno illustrate con riproduzioni e documenti inerenti la storia postale e le tante notizie che riguardano la filatelia, il francobollo, i suoi usi, i collezionisti e, perché no, qualche idea e suggerimento.

E poiché viviamo in Italia, comincerò col dare qualche notizia sulle prime date d’uso dei francobolli ancora prima dell’Unità avvenuta nel 1861 quando il territorio nazionale era suddiviso in tanti staterelli.

Stato pre-unitario Data emissione 1° francobollo
Lombardo Veneto 01.06.1850
Ducati di Modena e Parma 01.06.1852
Stato Pontificio 01.01.1852
Romagne 01.09.1859
Regno di Sardegna 01.01.1851
Regno Due Sicilie 01.01.1859
Granducato di Toscana primi mesi 1851
Regno d’Italia 18.02.1861

Qui di seguito sono riprodotti i primi quattro francobolli emessi dall’Italia unitaria

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I regnanti che si sono succeduti sui francobolli italiani sono stati : Vittorio Emanuele II, Umberto I e infine Vittorio Emanuele III.

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I periodi storici successivi anch’essi rappresentati dai francobolli sono la Repubblica Sociale Italiana:

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la Luogotenenza

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e infine la Repubblica fino ai giorni nostri.

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L’ambientazione storica è utile poiché il collezionista tradizionale spesso segue una modalità cronologica e la suddivisione più logica è quella dei periodi storici. E’ frequente il caso del collezionista di sola Repubblica (cioè del solo periodo repubblicano, oppure dal Presidente Saragat in avanti) oppure del solo Regno (cioè fino al 1943) o degli Antichi Stati, delle Colonie, delle Occupazioni (fatte e subìte), dei servizi forniti quali ad esempio : trasporto per via aerea, espressa, pacchi postali, pacchi in concessione, tasse, etc.

Altre possibilità riguardano le cosiddette collezioni trasversali, quali ad esempio le collezioni tematiche che ricercano la tipologia del soggetto rappresentato dal francobollo. Ci sono specialisti di treni e dico “specialisti” poiché non si limitano a ricercare il francobollo che riproduce un treno ma ricercano il costruttore, la data di costruzione, le caratteristiche del treno, il percorso e tutte le notizie che li riguardano. Così come si possono collezionare i francobolli che riproducono errori : caso famosissimo il Gronchi Rosa  che riportava i confini del Perù in modo errato

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oppure un altro francobollo emesso nel 1956  riguardante il Cinquantenario del Traforo del Sempione che conteneva addirittura tre errori nel disegno : la diligenza che era del Traforo del Gottardo e non del Sempione, la locomotiva che era elettrificata e non a vapore e infine il treno che esce dal tunnel di destra anziché dal tunnel di sinistra.

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Ma gli errori sui francobolli nel mondo sono una quantità impressionante. Un amico portoghese è stato premiato numerose volte in esposizioni filateliche internazionali per gli studi di alta specializzazione nei settori nei quali si è cimentato alla ricerca e dimostrazione di errori quali dipinti attribuiti ad un pittore piuttosto che ad un altro, navi rese famose da viaggi attribuiti ad un navigatore errato, chiese o monumenti con definizioni scorrette e via di seguito.

Tra le collezioni  trasversali, una mi riguarda personalmente essendo collezionista e si riferisce ai “francobolli perforati”  (denominati “perfin”, da PERForated INitials, cioè iniziali perforate). Si tratta di una perforazione ideata in Gran Bretagna allo scopo di evitare furti poiché, attraverso la sigla perforata, è identificabile il  mittente.  Il Paese che più di ogni altro ne ha adottato l’uso risulta essere la Gran Bretagna soltanto 28 anni dopo aver inventato il francobollo (nel 1868). Seguirono poi il Belgio nel 1872, Germania, Francia, Danimarca e Svizzera nel 1876 e quasi tutto il mondo  entro la fine del’800. Eccone alcuni esempi :

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Ma tante altre sono le forme di collezionismo filatelico che vengono praticate :

-         La storia postale è sicuramente la più importante e diffusa : riguarda lo studio delle tariffe postali e la ricerca delle varie modalità utilizzate dagli utenti. A titolo di esemplificazione, la prima differenza la si effettua distinguendo una lettera ordinaria inviata sul proprio territorio nazionale ed una inviata all’estero. un’altra differenza potrà essere effettuata tra una lettera ordinaria ed una raccomandata, assicurata, espressa, per via aerea. Altra importante differenza riguarda la tipologia dell’affrancatura : se viene effettuata con francobolli di una certa rarità è ovviamente più pregiata, così come se per le dimensioni e  il peso della lettera si richiede una affrancatura di maggior costo.

-         La collezione di buste Primo Giorno di emissione, cosiddette FCD (First Day Cover), che riportano quale data di annullo quella del giorno di emissione del francobollo.

-         La collezione di francobolli in blocchi di 4 (cosiddette quartine), di francobolli nuovi o usati, di francobolli italiani, di San Marino o del Vaticano o di un qualsasi stato estero.

-        Sempre rimanendo a livello di collezioni trasversali, la regina è da considerare quella relativa alla tematica Europa. Infatti, dal 1956, ogni anno viene emessa una serie di francobolli dedicata al tema Europa. L’iniziativa doveva servire all’epoca per promuovere l’ideale europeista e si limitava ai Paesi promotori, oggi è estesa ai 26 Paesi che ne fanno parte e all’intera comunità CEPT.

Senza dilungarmi oltre su questo argomento, veramente esteso ai mille gusti individuali, lancio a voi lettori e collezionisti l’idea di segnalare un “vostro” modello. Verificheremo poi quali e quanti saranno i seguaci.

Questa prima puntata mi dà comunque lo spunto per invitarvi a scrivermi in merito ai temi da trattare in modo più specifico in futuro ma, già da ora vi informo che nella prossima puntata …. ci sarà uno scoop che riguarderà proprio il Gronchi Rosa (non vi dico altro, per ora !).

Viaggio in Patagonia del MdL Sergio Vasconi (2a puntata)

PATAGONIA

(2° puntata – Natura)

Rilievi

La Cordigliera delle Ande corre longitudinalmente lungo tutta l’America del Sud, nascendo dal Venezuela e dalla Colombia, come prosecuzione delle Montagne Rocciose del Nord America, percorrendo in Argentina tutta la sua lunghezza, dal confine boliviano a nord fino all’Atlantico nel Sud, cioè nella Terra del Fuoco. La Cordigliera fa da confine e spartiacque tra il Cile ad occidente e l’Argentina ad oriente. Accanto alla Cordigliera principale ci sono altre due Cordigliere parallele, ma più ridotte come estensione ed elevazione. Ad occidente, lungo le coste pacifiche del Cile la Cordigliera della Costa ed a oriente della Cordigliera principale ed in Argentina la Precordigliera.  Le cime si estendono tra i 3000 e i 4000 metri di altitudine, mentre intorno ai 33° di latitudine Sud in prossimità della capitale del Cile, Santiago e della città argentina di Mendoza si eleva l’imponente cresta dell’Aconcagua che con i suoi 6960 metri è la montagna più elevata dell’emisfero occidentale.

Il tratto andino che costeggia la Patagonia argentina è detto Cordigliera Patagonica con le cime del San Valentin (4058 m), cima massima della Patagonia, San Lorenzo (3706 m), Cerro Tronador (3554 m) ed i noti, per le spedizioni andine di famosi scalatori italiani, Fitz Roy (3405 m), Cerro Torre (3102 m) e Cerro Perito Moreno (3392 m).

Fitzroy e Cerro Torres (AR)

Fitzroy e Cerro Torres (AR)

Torri del Paine (CH)

Torri del Paine (CH)

 I Corni del Paine (CH)

I Corni del Paine (CH)

Vulcani

Lungo tutta la dorsale andina si trovano numerosi vulcani. Questo fenomeno e dovuto alla tettonica a zolle in particolare alla Placca di Nazca in subduzione sotto la Placca sudamericana. Alcuni vulcani argentini sono il Lanín (frontiera tra Argentina e Cile), il Tronador, il Cerro Bayo, il Domuyo, mentre alcuni vulcani cileni sono: l’Osorno, il Chaitén, l’Hudson.

Il Vulcano Osorno (CH)

Il Vulcano Osorno (CH)

Il Vulcano Hornopiren (CH)

Il Vulcano Hornopiren (CH)

Tracce dell' eruzione del Vulcano Hudson del 1991 (sullo sfondo) che ha depositato un metro di ceneri vulcaniche

Tracce dell' eruzione del Vulcano Hudson del 1991 (sullo sfondo) che ha depositato un metro di ceneri vulcaniche

Clima

La Cordigliera delle Ande in generale e la Cordigliera Patagonica in particolare formano una barriera naturale per i venti dominanti che soffiando dall’Oceano Pacifico verso oriente trasportano le nuvole ricche di precipitazioni che vengono depositate pertanto prevalentemente sul lato occidentale cileno delle Ande rispetto al versante orientale argentino. Ne risulta che il versante cileno della Patagonia è ricco di foreste, di ghiacciai, di fiumi impetuosi che scendono verso il Pacifico, formando cascate e laghi, mentre il versante argentino, più povero di piogge, fatta eccezione per la striscia di territorio compresa tra Cordigliera e Precordigliera, è  più arido e stepposo man mano che si procede verso oriente, cioè verso l’Oceano Atlantico. Le precipitazioni annuali nelle isole occidentali cilene del Pacifico sono attorno ai 4000-7000 millimetri di pioggia. Le colline orientali argentine ricevono invece meno di 800 millimetri e le pianure  200 millimetri di precipitazioni annuali.

Ghiacciaio pensile Quelat (CH)

Ghiacciaio pensile Quelat (CH)

Ghiacciaio Huemul (AR)

Ghiacciaio Huemul (AR)

Rio Palena (CH)

Rio Palena (CH)

Rio Baker (CH)

Rio Baker (CH)

Laguna verde (CH)

Laguna verde (CH)

Lago paludoso della Cordigliera cilena

Lago paludoso della Cordigliera cilena

Lago Cisnes (CH)

Lago Cisnes (CH)

Il clima è meno rigido di quanto si possa pensare. Il versante orientale (argentino) è più caldo dell’occidentale (cileno), particolarmente in estate, poichè la costa ovest pacifica è percorsa dalla corrente oceanica fredda del Niño. La temperatura media annuale della Patagonia argentina è di 11 °C con valori estremi di 25,5 °C per la temperatura  massima e −1,5 °C per la minima, mentre a Bahía Blanca, vicino al litorale atlantico ed appena fuori dai confini nordici della Patagonia, la temperatura annuale media è di 15 °C. A Punta Arenas, nel sud estremo, la temperatura media è 6 °C.

Patagonia argentina. Ruta N° 40

Patagonia argentina. Ruta N° 40

Patagonia cilena. Carretera Austral

Patagonia cilena. Carretera Austral

Flora

Per via dell’elevata variabilità nella temperatura, nelle precipitazioni e nell’altezza dei rilievi, ci sono vari modelli di vegetazione. La brughiera con le paludi e gli arbusti nani, chiamata brughiera di Magellano, predomina lungo il litorale occidentale del sud dove soffiano forti venti  e le precipitazioni sono abbondanti. Intorno ai campi glaciali, l’alta piovosità nelle zone riparate permette l’esistenza della foresta pluviale temperata (foreste subpolari di Magellano), con foreste di faggio del sud (Nothofagus betuloides). Il bosco misto si può ritrovare nelle zone con intensità di precipitazione più bassa e comprende essenze come Nothofagus pumilio, Berberis buxifolia e Gunnera magellanica.

Dal lato orientale delle montagne (Argentina) al di fuori della zone di influenza delle residue precipitazioni andine si estendono la steppa ed il pascolo con gli arbusti bassi, dominati da Festuca ed erbe resistenti alle basse  precipitazioni ed ai venti forti.  In primavera ed estate, il pascolo è dominato da piante basse ricoperte di piccoli fiori. Il calafate (Berberis buxifolia) è considerato il simbolo della Patagonia. È un arbusto sempreverde, le cui bacche sono commestibili ed utilizzate per produrre una marmellata. Una leggenda dice che mangiare le bacche di questo arbusto rende la gente sicura di ritornare in Patagonia.

Piante di Nalca lungo la Carretera Austral del Cile

Piante di Nalca lungo la Carretera Austral del Cile

Bosco di Lengas (Nothofagus Pumilia)

Bosco di Lengas (Nothofagus Pumilia)

Fauna

Il guanaco, il huemul (cervo sudamericano), il puma, lo zorro (volpe brasiliana), lo zorrino patagonico (un genere di moffetta) ed il tuco-tuco (un roditore sotterraneo) sono i mammiferi più caratteristici delle pianure della Patagonia cilena ed argentina. La Rhea americana o ñandu (piccolo struzzo) caratteristico delle zone steppose rappresentava assieme al guanaco, che vaga sempre solo o in gruppo, il principale mezzo di sostentamento per le popolazioni native, che li cacciavano a cavallo e con i cani, utilizzando le bolas.

Guanachi

Guanachi

Rhea americana (piccolo struzzo)

Rhea americana (piccolo struzzo)

Zorrino

Zorrino

L’avifauna è abbondante. Il caracara del sud (Caracara plancus) è uno dei rappresentanti più caratteristici del paesaggio della Patagonia; il colibrì può essere visto in volo in mezzo alla neve appena caduta. Sulle Ande ci sono condor ed aquile. Tra i molti generi di uccelli acquatici ci sono molti tipi di anatre, cigni dal collo nero, fenicotteri, oche della regione montagnosa (Chloephaga picta) e nello stretto  le oche di Magellano (Tachyeres pteneres),

La fauna marina comprende la balena franca australe, il pinguino di Magellano, il pinguino Papua dal becco e dalle zampe arancioni, le orche, le foche, i leoni marini e gli elefanti marini.

La Penisola di Valdés, che si protende nell’Atlantico tra il 42° ed il 43° parallelo sud ad oriente della città argentina di Puerto Madrin è una delle più belle riserve faunistiche marine dell’America Meridionale, dichiarata dall’Unesco nel 1999 Patrimonio dell’Umanità per la grande importanza che ricopre come riserva naturale. Ogni anno attira da tutto il mondo più di 80.000 visitatori che su una superficie di 3600 kmq. ed oltre 400 km. di linea costiera possono ammirare leoni marini, elefanti marini, foche, orche, pinguini, numerosi uccelli marini e da giugno a metà settembre la balena franca australe, una specie a rischio di estinzione.

Puerto Natales (CH). Cormorani

Puerto Natales (CH). Cormorani

Oasi dell'Isola Magdalena con 250000 pinguini-Stretto di Magellano

Oasi dell'Isola Magdalena con 250000 pinguini-Stretto di Magellano

Pinguini di Magellano

Pinguini di Magellano

Pinguini Papua

Pinguini Papua

Canale di Beagle (AR). Leoni ed Elefanti marini

Canale di Beagle (AR). Leoni ed Elefanti marini

CURIOSITA’ SUBACQUEE

Cozza di lago

Passeggiando sulle rive di un lago probabilmente vi è capitato di notare qualche guscio somigliante alle cozze di mare.

E’ successo anche a me, ma pensavo  fossero resti  di vettovaglie buttate nel lago dai vacanzieri giornalieri. Invece mi sono dovuto ricredere.

Appassionato di subacquea, ho iniziato ad effettuare delle immersioni anche nel lago. Una delle mie prime esperienze e’ stata nel lago di Monate.

Questo piccolo lago è situato tra il lago Maggiore e il lago di Varese. In esso si possono vedere, solo in immersione, i resti di antiche palafitticole e delle bellissime ninfee, che nel periodo di fioritura colorano le acque del  lago. Dal fondo a cui sono ancorate con le radici si ergono fino alla superficie con lunghi steli anche superiori ai 2 metri: attraversandole in immersione sembra di essere in una giungla subacquea.

Per quanto riguarda le cozze mi è capitato di vederle facendo immersioni nel lago di Lecco.

La zona delle mie immersioni è  tra  Valmadrera e Onno, lungo la strada statale Lariana  dopo la vecchia galleria andando verso Onno. Ho incominciato a trovare delle vere e proprie cozze vive ma, al contrario di quelle che si trovano in mare e vivono in gruppi attaccati alle rocce, ai muraglioni dei porti, ai fondi delle navi o alle classiche corde negli allevamenti e degli ancoraggi, queste vivono da sole, non si  attaccano  a niente ma si muovono sul fondo fangoso anche se sono identiche nel colore e nella forma a quelle di mare.

L’odore che si sente aprendole  non è dei più invitanti e probabilmente, visto che vivono nel fango, non  sono commestibili.  Le misure  sono notevoli: tra gli 8 e i 10 cm.

Vedendole mi sono posto la domanda: dove si riproducono? In che modo?

Una parziale risposta l’ho trovata in un’altra immersione nel lago di Lecco. Risalendo da un’immersione di 30 metri,  sfiorando la parete che in diversi tratti scende a strapiombo, ad una profondità tra i 4 e i 6 metri, su un falso piano, vi erano dei grossi massi. Meraviglia delle meraviglie:  erano totalmente ricoperti da migliaia di piccolissime cozze attaccate ciascuna in modo autonomo. Curiosando intorno ho notato che diverse cozze di dimensioni maggiori si erano staccate dai massi e si allontanavano tra la sabbia ed il fango  autonomamente. Probabilmente erano state deposte le uova su quei massi  ( dico presumibilmente perché non sono riuscito a trovare documentazione su  queste cozze) e quasi  sicuramente questa era una delle  zone di riproduzione.

Diversi mesi dopo, a seguito di un’altra immersione di allenamento, sono ritornato  dove avevo visto le piccole cozze, ma di queste non vi era più traccia: i massi erano puliti ed anche nell’area circostante non se ne trovava una sola.

Anche le immersioni nel lago, pur non essendo come quelle al mare, danno immagini molto belle.

Si possono infatti vedere pesci persici, cavedani, bottatrici (simili alla pescatrice di mare),tartarughe ( che ho scoperto essere carnivore) bisce d’acqua,  nuvole di alborelle che quando sono in frega sono a pelo d’acqua e quasi a riva.

Per gli appassionati Raccomando comunque la massima prudenza nel rovistare il fondo fangoso: si possono trovare anche residui bellici. Non toccate mai il fondo con le pinne per non ritrovarvi  nel buio più totale:  anche  la torcia  non serve. L’unica soluzione possibile è allontanarsi dalla nuvola di fango.

MdL Antonio Arena

Il Maestro del Lavoro Angelo Longoni racconta

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Ho avuto l’onore di inaugurare questa rubrica perché sono il Maestro del Lavoro che nella neonata Provincia di Monza e Brianza e nato prima di tutti gli altri ma, sia chiaro, non permettetevi di dirmi che sono il più vecchio!  Avrei tante cose da dire ma ho a disposizione solo una ventina di righe e quindi devo correre, come sempre. Nato nel 1911, ho conseguito il diploma di perito industriale e ho trovato subito lavoro presso la Ditta Telefunken, allora piccola azienda tedesca che si è rapidamente sviluppata in Italia e ha raggiunto in pochi anni i 400 dipendenti. A 35 anni, appena finita la guerra, sono stato nominato Capo Fabbrica presso la Antares (gruppo Olivetti) che produceva calcolatrici meccaniche e macchine da scrivere dove, considerata l’esperienza da me accumulata in precedenza, mi è stata assegnata la responsabilità dell’intera produzione. Ho lavorato molto, ho viaggiato molto ma ho avuto tante soddisfazioni. La mia attività, con la qualifica di Direttore di Fabbrica, è cessata nel 1970 e ho quindi potuto dedicarmi a tempo pieno ad altri impegni che mi avevano occupato già a partire dagli anni 40: Assessore ai Lavori Pubblici e anche Sindaco del Comune di Besana Brianza. Non era l’ambizione per la carriera ma anche questa occupazione mi ha gratificato molto perché mi ha posto al servizio dei cittadini dai quali ho avuto sempre dimostrazione di stima e simpatia. Forse anche per questo alla Stella al Merito del Lavoro è poi seguita la nomina di Cavaliere Ufficiale a coronamento della mia frenetica presenza in ogni compito nel quale mi trovavo inserito. Ed infine devo dire grazie alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e stimolato nelle mie fatiche e che ha sopportato le mie assenze causate dagli impegni di lavoro e attività sociali ma che mi ha premiato con due figli e (per il momento) con la bellezza di cinque nipoti. Ora, all’età di 95 anni, sto raccogliendo i frutti della mia semina, frequento la Federazione dei Maestri del Lavoro (sia a Milano, sia a Monza), dispenso ricordi e consigli e, con la mia presenza, dò il buon esempio e l’augurio di salute e longevità a tutti.

La Maestra del Lavoro Antonia Brioschi racconta

Brioschi

Brioschi Antonia è Maestra del Lavoro dal 1973 e, in un primo tempo, aveva chiesto al nostro Redattore di evitarLe questa intervista perché non desiderava pubblicità intorno ad un merito talmente naturale da non apparire neppure un merito. Dopo che le è stato spiegato che le nuove generazioni avrebbero perso una pillola di esperienza irripetibile, è diventata un vulcano di ricordi e adesso speriamo di essere in grado di poterli racchiudere in un spazio ragionevole. La nostra Maestra non ha né lauree né diplomi ma, con la sua dedizione e la sua abnegazione è stata in grado di condurre un’azienda non sua che quando poi ha dovuto lasciare nel 1976 per assistere a tempo pieno l’anziana madre ha cessato l’attività. Ha iniziato a lavorare nel 1939, a 15 anni, come apprendista in un’azienda di 20 dipendenti, un laboratorio di disegni per tessuti, poi è diventata operaia specializzata, poi factotum e infine l’alter ego del proprietario. Mi ha parlato del tipo di lavoro che veniva svolto per la preparazione della successiva tessitura a telaio. Si iniziava dal disegno manuale che veniva poi riprodotto su carta millimetrata e successivamente su carta e da questa base iniziava il trasferimento all’operazione di prelievo dei fili colorati che venivano prelevati dalla leggitrice e diventavano un programma di lavoro con l’aiuto di cartoni forati. Un procedimento molto rudimentale che combinava disegno e colori prelevando dai cartoni forati le istruzioni del disegno e dei colori e dai gomitoli di filo il materiale per la lavorazione. Il procedimento anche oggi è lo stesso, solo che i ragionamenti li fa il computer che comanda le macchine. Ma il computer non è né intelligente né geniale, è soltanto più veloce. La MdL Brioschi Antonia, a seguito di alcune disavventure che le hanno ridotto la mobilità delle gambe, è costretta a limitare i suoi movimenti ma è ancora piena di entusiasmo quando si parla del suo passato lavoro e cerca di rendersi utile con qualche lavoretto a favore delle Missioni che le consente ancora (come nella canzone di Cristicchi) di volare L. col pensiero.

MdL Umberto SECLI’

Il Maestro del Lavoro Giovanni Parma racconta

Parma

L’intervista al Maestro del Lavoro, Cavaliere, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, Commendatore Giovanni Parma, classe 1925, non può essere di tipo tradizionale perché il Personaggio esce dalle righe dell’ordinaria carriera e rientra invece tra coloro che hanno acquisito meriti anche al di là del proprio lavoro. Scorrendo il curriculum delle onorificenze e riconoscimenti che hanno coronato la Sua vita dal 1974 al 2000 si riscontrano Medaglie d’Oro aziendali, della Provincia di Milano, della Camera di Commercio di Milano per la Fedeltà al Lavoro, della Presidenza del Gruppo Anziani FIAT oltre ai numerosi Attestati da parte della Croce Rossa Italiana, del Touring Club Italiano, della Basilica SS. Siro e Materno per l’organizzazione della visita Giovanni Paolo II, del Comune di Desio. Ma chi è l’”UOMO GIOVANNI PARMA” ? All’avviso di chi scrive, è un uomo burbero, autoritario, molto  prestante (da giovane dev’essere stato sicuramente molto attraente), elegante, forbito nel linguaggio, molto rappresentativo e anche simpatico. Dà l’aria di chi è a suo agio in ambienti di livello ma anche a contatto con l’operaio più modesto. E se ci si chiede perché abbia acquisito questa facilità di contatti, la risposta è quella tipica di chi si è fatto da sé : da apprendista modellista nel 1940, data in cui ha iniziato a lavorare presso la E. Bianchi di Desio, poi divenuta Autobianchi ed infine FIAT, a impiegato nel 1945, alla categoria direttiva nel 1970 e infine Funzionario e Quadro nel 1980. Cofondatore e poi Presidente del gruppo Anziani aziendale, inventore in applicazioni lavorative, Consigliere Orfanotrofio Pio XI ed altre associazioni umanitarie, Consigliere e Vice Capo Delegazione nella Federazione Maestri del Lavoro, autore di un libro; è davvero una figura eclettica e soprattutto, ancora oggi non si rassegna a diventare un monumento ma vuole essere sempre un protagonista. A incorniciare una vita già satura di soddisfazioni, la sua Famiglia: sposato da 57 anni con Adele, è padre di due figlie, Paola-Nicoletta e Roberta, entrambe laureate e sposate, ed è nonno di due nipoti anch’essi prossimi alla laurea. Complimenti Maestro del Lavoro e Nonno Giovanni Parma, sei un esempio da seguire non solo per i tuoi nipoti ma anche per tutti noi.

MdL Umberto SECLI’

Il Maestro del Lavoro Luigi Corneo racconta

Corneo

Intervistare Luigi Corneo é facilissimo, basta ascoltare e va da solo ! E’ nato nel 1928, ma non dimostra affatto la sua età, titolo di studio l’avviamento professionale conseguito la sera dopo il lavoro, a 14 anni inizia a lavorare sul pantografo per la produzione di stampi presso l’Argenteria Broggi di Sesto San Giovanni, poi, a 19 anni, presso la Ditta Angelo Canevari, addetto alla fusione di stampi. Approntare una fusione significava predisporre il forno ad una temperatura da 1000 a 2000 gradi (limite di fusione dell’ottone), avviare un processo chimico per poter meglio lavorare il metallo e, mediante lo stampo, ottenere la produzione del pezzo desiderato. Un lavoro davvero usurante per le altissime temperature alle quali si era sottoposti che richiedeva enorme dispendio di energia fisica e grande spirito di sacrificio. A 19 anni decide di cambiare lavoro e presso la Ditta Castelli inizia ad imparare l’arte del tornitore. Sì “Arte” perché, per chi non ha particolari conoscenze di meccanica e per come veniva espletato in quegli anni, richiedeva particolari doti di precisione e ancor più se si trattava di produzione di prototipi, quindi non ripetitivi. Ma all’età di 22 anni succede un fatto curioso : il proprietario della OMRE (gloriosa ex azienda di Monza, specializzata in piccoli elettrodomestici) chiede al collega della Castelli se conosceva un ragazzo da inserire nella sua azienda già affermata e alla risposta di “ghe l’ù mi un bagai che va ben per ti !” Corneo cambia azienda, diventa specialista tornitore e poi responsabile della produzione di prototipi di stampi, in pratica pezzi unici eseguiti col solo ausilio del tornio e tanta esperienza. Nel 1977 riceve la Stella al Merito del Lavoro e, finalmente nel 1981, arriva anche la data del suo pensionamento. Da allora Corneo libera la passione artistica che covava da anni e si dedica alla pittura. Dipinge un genere naϊf in cui il senso del colore e della forma si combinano armoniosamente essendo dettate più dal cuore che dalla tecnica, peraltro raffinata e con un disegno evolut o. Nella rappresentazione di “nature morte” ricorda, per essere chiari, il famoso pittore Ligabue. Quanto alla vita famigliare ha due fratelli, è sposato con Angela da oltre 50 anni, ama passare le sue vacanze al mare. Ah ! Dimenticavo ….… è Milanista sfegatato !

Mdl Umberto Seclì

Il Maestro del Lavoro Luigi Milischy racconta

Milischy

Luigi MILISCHY (forma italianizzata del suo cognome originario MILINSKY) Ë nato a Monza 81 anni fa, è coniugato con Nora, ha una figlia Antonella e un nipote Andrea. Ha conseguito la licenza presso l’ Istituto Professionale di Monza e ha poi proseguito gli studi di  capotecnico elettromeccanico  per corrispondenza. Inizia la sua attività lavorativa a 14 anni presso la CGS di Monza in qualità di apprendista tornitore ma, tre anni dopo, va alla Breda Elettromeccanica con la qualifica di fresatore specializzato. La produzione dell’ epoca, parliamo del 1943, consisteva prevalentemente di armamenti (fusti di mitragliatori e cannoni per la contraerea e anche per il settore navale). Con l’ esperienza acquisita, passa al controllo dei getti di fusione, al controllo non distruttivo dei materiali con l’ uso di reagenti chimici e poi con raggi X. Terminato il periodo bellico la Breda trasformava la sua attività in produzione di trattori, treni, ferrovie e materiali elettromeccanici in genere. Luigi Milischy, allora giovane ventenne, ha gia acquisito un buon livello di responsabilità e si dedica a controlli più sofisticati, collabora con l’ Ufficio Tecnico per modifiche conseguenti ai risultati dei controlli e contribuisce al miglioramento del prodotto. L’ Azienda, puntando su questa giovane risorsa, lo promuove a livello di Capo Reparto, alle dirette dipendenze del Direttore di Produzione. Nel 1970, con 30 anni di anzianità, è Presidente del Gruppo Anziani. Le sue caratteristiche umane lo avevano fatto diventare il punto di riferimento dei suoi collaboratori che si rivolgevano a lui non solo per problemi lavorativi ma anche famigliari. Intorno agli anni ’ 70, per variazioni aziendali, veniva assegnato all’ Ansaldo di Sesto S. Giovanni dove qualche anno dopo, a seguito di un grave incidente sul lavoro, subiva la perdita visiva di un occhio.

La sua attività lavorativa continuava comunque ininterrottamente e nel 1975 otteneva il riconoscimento della massima categoria impiegatizia. Nel 1983, raggiunta anche la massima anzianità contributiva, decideva di dedicarsi alla famiglia e al riposo.

Infine due parole sulle sue origini: il nonno di origine polacca era un Conte, titolo al quale la famiglia dovette rinunciare, per salvare la vita, il momento in cui abbandonò il Paese a seguito di persecuzioni razziali.

E’  diventato Maestro del Lavoro nel 1981 e Cavaliere nel 1983.

E’  stato Capo Delegazione dei MdL di Monza e Segretario Aggiunto del Consolato di Milano.

MdL Umberto Seclì

Il Maestro del Lavoro Giovanni Ballocci racconta

Giovanni Ballocci, ultimo Capo Delegazione dei Maestri del Lavoro di Monza, è nato nel 1923 a Siena Contrada del Nicchio (guai per un senese a non nominare la Contrada!), ed è monzese di adozione dal 1969, è sposato con Fiorella dal 1956, ha tre figli (due maschi e una femmina), tre nipoti, è Maestro del Lavoro dal 1987, è stato Consigliere per 2 mandati e Capo Delegazione per altrettanti. All’età di 27 anni, conseguita la laurea in Ingegneria Meccanica presso il prestigioso Politecnico di Torino, viene richiesto dalla Pirelli di Milano che offriva, cosa rara a quell’epoca, oltre all’assunzione anche corsi di formazione per neo laureati. Terminato il periodo di training, viene inquadrato nella 2° categoria impiegatizia e assegnato al Settore  neumatici. Nello Stabilimento di Viale Sarca a Milano, il giovane Ballocci deve affrontare i problemi di apprendimento di una tecnologia specifica di settore come quella della produzione di pneumatici che rappresenta la sintesi di diversi settori: le “mescole”, per ottenere la minima usura e la massima durata delle gomme, i “disegni” per consentire una ottimale tenuta sia in rapporto alla velocità, sia alle condizioni atmosferiche (pioggia, gelo, calore, strade sconnesse), i “teli laterali” per la tenuta di pressione delle gomme in funzione del peso trasportato. Nel frattempo, progrediva la sua carriera verso responsabilità sempre più elevate e perveniva, all’ età di 42 anni, alla nomina dirigenziale e al suo passaggio al Reparto Nastri Trasportatori. Trattandosi di Società Multinazionale, al Manager Pirelli Giovanni Ballocci viene richiesto di viaggiare e iniziano così gli spostamenti non soltanto in Italia ma anche in molti Paesi  all’estero. Nel 1983, per raggiunti limiti di età, lascia la Società e si d e d i c a a l l ’ A L D A I (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) dove, dapprima come Consigliere e successivamente come  presidente dell’ARUM (Società di Servizi dell’ALDAI), rimane fino a tre anni fa. Ora è un tranquillo pensionato, ma conserva sempre il carattere da “toscanaccio”.

a cura di MdL Umberto Seclì

Il Maestro del Lavoro Giuseppe Brambilla racconta

Brambilla

Classe 1915, anni 93, titolo di studio licenza commerciale serale, Maestro del Lavoro dal 1978, Stella d’Oro, Attestato di Benemerenza del Comune di Seregno nel 1984, sposato con Luigia dal 1946 (Nozze di Diamante superate da 2 anni), tre figli (Maristella, Tino e Angelo), tre nipoti, un pronipote, amante del suo orto che cura ancora personalmente (anche se si rammarica che la famiglia glielo abbia ridimensionato) e della fotografia, passione che lo ha accompagnato per tutta la vita: questo è Giuseppe Brambilla! Inizia a lavorare a 11 anni presso la Tipografia Oldani di Seregno in qualità di apprendista compositore, impostava cioè i caratteri tipografici secondo uno schema predefinito e su argomenti ecclesiastici e, tre anni dopo, passa alla Tipografia Ventura dove aveva modo di crescere professionalmente fino a diventare esperto di tutte le tecniche tipografiche ivi inclusa la legatoria e diventare l’uomo di fiducia sia del Comune di Seregno che era il maggiore Cliente, sia del titolare dell’Azienda che gli aveva affidato l’intera conduzione. Il 1936 parte per il servizio militare presso l’Ospedale di Torino dove il Capitano Cappellano don Silvio, di cui conserva un vivido ricordo, gli affida il movimento dei malati, la sicurezza, la pulizia, l’ordine pubblico e l’applicazione del regolamento. Ma nel 1940, dopo un breve ritorno al lavoro civile, viene richiamato alle armi ancora presso l’Ospedale di Torino e poi assegnato al Servizio Sanitario sul treno diretto in Russia per il ricupero dei malati e dei feriti e nominato Furiere del Treno-Ospedale coordinato dalla Duchessa Mafalda di Savoia. Nel 1943, a causa dell’andamento bellico torna a casa e al suo lavoro, seppure in modo clandestino, viene arrestato dai tedeschi a Bergamo e per due settimane vive nel terrore di essere deportato. L’allora Podestà di Seregno (di cui non ha più avuto notizie) riesce, con uno stratagemma, a farlo liberare e a scampare a un incerto futuro. All’età di 60 anni decide di pensionarsi ma continua a lavorare sempre nella stessa azienda e smette definitivamente 10 anni dopo. Adesso si lamenta di non riuscire più a correre, è però sempre appassionato di sport (è interista e anche ferrarista) di cui è fonte inesauribile di notizie. Tra i ricordi curiosi, quello di quando intratteneva gli amici in qualità di imitatore di animali singoli ed anche con i più svariati abbinamenti: gallina in cerca di cibo e che fa l’uovo, galli che danno il buon giorno, bisticcio e pace fra due gatti, baruffa cane-gatto, pappagallo di portobello.

A cura di MdL Umberto Seclì