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MODELLISMO: i lavori del Maestro del Lavoro Pietro Federico Mariani

Tra i tanti hobby che mi appassionano, sicuramente i miei preferiti: costruire oggetti con diversi materiali, fare bricolage, giardinaggio, disegnare e dipingere sperimentando tecniche pittoriche differenti.

Ho una vera predilezione per le attività manuali, da giovane realizzavo soprattutto tira sassi e carrelli a tre ruote: il primo per diletto, il secondo per pura necessita, si sa erano altri tempi.

La vita ti porta poi su altre strade e in pochi riescono a conciliare il lavoro che fanno per tutta una vita con le loro passioni più grandi.

Quando passavo davanti a una vetrina di un negozio nella quale vi erano esposti modellini di ogni forma, tipo e dimensione rimanevo affascinato non tanto dalla bellezza finale dell’oggetto (comunque notevole), quanto piuttosto dal lavoro che doveva esserci stato dietro alla sua realizzazione.

Sarò mai capace di costruire qualcosa di simile? Era la mia domanda ricorrente.

Il tempo passo, mi sposai, comprai casa, ebbi due splendidi figli. Una sera, seduto comodamente in poltrona, osservavo mio figlio, di appena cinque anni, giocare con il famosissimo Meccano.

Concentrato sulla costruzione di qualcosa noto solo a lui aveva un faccino talmente serio che non osai interromperlo.  Fu allora che mi tornò alla mente la vetrina del negozio di modellini.

Il giorno dopo mi alzai più presto del solito, ero deciso: sarei entrato in quel negozio e avrei comprato una barca.  O meglio avrei comprato una scatola contenente i pezzi di una barca e avrei provato a costruirla. Lo feci davvero, iniziai anche la sua costruzione.  Mi fermai a metà, la pigrizia, gli impegni di lavoro sempre più pressanti, aveva preso il sopravvento.

Ancora una volta gli anni passarono e i figli diventarono grandi.  Diventai nonno.  Passavo ormai tutti i pomeriggi a curare la mia nipotina di appena due anni e fu grazie a un caso se ripresi la costruzione della barca, nave Ammiraglia Victory. Un giorno mia nipote si arrampicò sulla sedia alla scrivania da lavoro sulla quale, un po’ in disparte e quasi abbandonata a se stessa, stava la Victory metà costruita. Con un colpo di mano Federica la fece cadere per terra. Volente o nolente dovevo riprenderla in mano: senza pensarci ricominciai e nel giro di qualche anno la portai a termine. Meravigliosa. Qui si conclude la mia storia.

Il bellisssimo modello della Victory

STORIA DI UNA GLORIOSA NAVE: LA VICTORY AMMIRAGLIATA da LORD NELSON

“l’Inghilterra si aspetta che ogni uomo,

a bordo di una nave,
compia il proprio dovere”.
Orazio Nelson

La Victory presentata in questa edizione è la quinta riproduzione della nave della Marina Reale Britannica. Per coloro che amano la storia della marineria tracciamo ora una breve storia di questa gloriosa nave.

La prima nave che portava il nome beneaugurante di Victory fu varata nel 1559 e posta sotto il comando dell’ammiraglio Sir John Hawkins.

La seconda Victory, di 850 tonnellate, fu varata nel 1620 e partecipò alla prima e seconda guerra contro 1′Olanda (1652-1667) subendo gravi danni. Venne perciò rimodernata e combatté nel 1672-1674 la terza guerra contro 1′Olanda.

La terza Victory, varata net 1675 con una stazza di 1486 tonnellate, prese parte alla battaglia di Boufleur del 1692. Danneggiata in modo gravissimo, fu poi ricostruita nel 1695.

La quarta nave, ben più grande delle altre (1920 tonnellate), fu varata nel 1737 ma ebbe vita breve (durò infatti appena sette anni) essendosi inabissata nel 1744 con tutto 1′equipaggio della marina.

Nel 1758 inizia la storia dell’ultima e più famosa Victory: storia lunga e affascinante di un vascello arrivato fino ai giorni nostri, testimone di vite marinare e di violente battaglie navali che hanno scritto la storia dell’Inghilterra e del mondo intero.

Re Giorgio II, per promuovere un incremento della flotta inglese, diede il via alla costruzione di dodici grandi navi, fra cui una di primo rango che per dimensioni doveva primeggiare: era, infatti, munita di ben cento cannoni. Fu chiamata Victory. Venne progettata dal capo del genio navale Thomas Slade, mentre la costruzione fu affidata al mastro legnaiolo navale del cantiere, Mr. Allen. Venne inaugurata il 7 maggio del 1765.

Questa nave però non entrò in battaglia subito ma rimase ancorata al porto di Medway per un lungo periodo di ben tredici anni. Fu qui che la vide per la prima volta nel gennaio del 1771 il giovanissimo Orazio Nelson, allora dodicenne.

Nel 1782 prese parte, al comando dell’ammiraglio Lord Howe, alla battaglia di Capo Spurtel e nello stesso anno partecipò all’attacco contro il blocco navale di Gibilterra. Nel momento in cui il trattato di Versailles del 1783 pose fine alla guerra, la Victory tornò a Portsmouth e fu messa in cantiere.

Allo scoppio della guerra contro le colonie del nord America, la Victory fu inglobata nella flotta della Manica, comandata dall’ammiraglio Keppel, e nello stesso anno, a luglio, ebbe il suo primo scontro al largo di Haushant. La nave combatté anche nel Mediterraneo, sotto il comando dell’ammiraglio Lord Hood, assieme ad altre 20 unità, l’occasione era la guerra contro la Francia rivoluzionaria. Partecipò alla presa di Tolone, difesa quest’ultima dall’artiglieria dell’allora giovane ufficiale Napoleone Bonaparte.

Nel 1794, durante l’assedio di Calvi, fu sbarcato dalla Victory un contingente di uomini e di cannoni al comando del capitano di vascello Orazio Nelson, che nel corso del combattimento perse l’occhio destro. La Victory fu riassegnata alla flotta Mediterranea che partecipò nel 1795 agli scontri navali di Capo Hyeres.

Nel novembre del 1795 il comando della Victory fu affidato all’ammiraglio Sir John Jermis, che innalzò il suo vessillo sulla nave.

II 14 febbraio 1797 la flotta inglese ottenne una risonante vittoria a Capo San Vincenzo, in cui il commodoro Nelson, al comando della Victory, riuscì a vincere da solo ben due legioni spagnole.

Tra il 1798 e il 1800, la Victory interruppe la sua carriera militare per divenire una nave ospedaliera d’appoggio.

Nel 1801 rimase in cantiere, dove fu oggetto per due anni di un completo rimodernamento, fu completamente smontata e ricostruita assumendo quell’aspetto che ancora oggi conserva.

Nel 1803 rientra in servizio attivo nel Mediterraneo sotto le insegne dell’ammiraglio Lord Nelson.

Il 15 settembre del 1805 la Victory salpò dall’Inghilterra per prendere parte al blocco di Cadice; e 21 ottobre 1805, al largo di Capo Trafalgar, ebbe luogo la battaglia più dura e decisiva della storia, in cui la flotta francese e spagnola subirono una vera e propria disfatta. Furono catturate diciotto navi su trentatre, quattro riuscirono a fuggire mentre le altre ripararono a Cadice, dove rimasero per tutta la durata della guerra.

Questa mirabile vittoria però fu causa di grande cordoglio per il popolo inglese, che vide il protagonista di questo successo cadere.

La Victory subì danni enormi e dovette per questo essere rimorchiata a Sherness, dove, il 9 gennaio 1806, mentre nella cattedrale di Saint Paul veniva sepolta la salma di Nelson, fu ammainata con le insegne più importanti.

Fino al 1808, la Victory subì grossi lavori di restauro nei cantieri di Chataw. Per cinque anni fu impiegata in continue imprese fino a che nel 1812 ritornò a Portsmouth, compiendo quello che doveva essere il suo ultimo viaggio.

La Victory fu messa nuovamente in cantiere e nel 1815 era nuovamente pronta per l’azione. Tuttavia la battaglia di Waterloo pose fine alle guerre napoleoniche e con esse anche alle gloriose imprese della Victory, che fu messa nella riserva fino al 1824, anno in cui divenne la nave ammiraglia del comando nave di Portsmouth.

Non si mosse più, fino al 1922, anno in cui lo scafo della Victory cominciava a denunciare l’effetto del tempo. Fu allora rimossa e venne lanciato un appello alla popolazione inglese per raccogliere fondi che avrebbero permesso di portare a termine l’opera di restauro che avrebbe riconferito alla Victory l’aspetto originale dei tempi di Trafalgar.

Si raccolsero più di 120 mila sterline, che dimostrarono l’attaccamento del popolo inglese a questa storica nave, perciò il restauro venne completato il 7 luglio 1928.

Tuttora la Victory e visitabile come museo navale ed è in secca al bacino numero 2 di Portsmouth. E’ la nave a vela da guerra più antica del mondo, tuttora armata e in condizioni di navigare. La Victory fu soprannominata Abbazia di Westminster della Marina Reale dallo storico Philip Watts.

Il fascino della Victory è universale e non solo inglese, ancor oggi il binomio Victory-Nelson continua ad ispirare tutti i popoli del mondo.

VASCELLO di PRIMA CLASSE A TRE PONTI:

Armamento:

• Prima batteria: 30 cannoni da 42 libbre ciascuno.

• Seconda batteria: 28 cannoni da 24 libbre ciascuno.

• Terza batteria: 30 cannoni da 12 libbre ciascuno.

•  Ponte di coperta: 12 cannoni da 12 libbre ciascuno.

L’equipaggio era formato da 350 valorosi marinai.

Caratteristiche:

• Lunghezza: 69,08 m • Larghezza: 15,80 m

• Inversione: 7,65 in • Stazza: 2176 t

• Numero di vele: 37

Questa nave è stata realizzata su disegni datati 1 maggio 1971

Con particolari di costruzione in legno e metallo,

della scatola di montaggio SERGAL MANTUA : Scala 1:78.

Durante le feste di Natale 2010 venni a conoscenza di una mostra di modellismo che si sarebbe svolta in primavera a Giussano, e quasi per gioco decisi di partecipare con la bella Ammiraglia.

Bene, non solo partecipai alla 4a mostra del 19 e 20 febbraio 2011 ma, mi classificai anche al secondo posto assoluto della sua categoria: Medaglia D’Argento del concorso.

Ho partecipato a questo concorso anche con un Cannone di marina Francese, datato 1750 e un veliero Francese Sciabecco con tre semplici alberi.

CANNONE DA MARINA FRANCESE

Periodo individuato 1750

Nel Cinquecento i sistemi costruttivi permisero la realizzazione di cannoni ad avancarica fusi in un solo pezzo. Verso la metà dello stesso secolo i cannoni navali vennero dotati di affusti di legno con ruote la canna venne munita di due perni laterali the poggiavano su due incavi, una per ogni lato dell’affusto. Questo accorgimento serviva per poter inclinare la volata verso l’alto e aumentare cosi la gittata del tiro; l’inclinazione della canna si regolava inserendo un cuneo di legno fra culatta e affusto.

Con il passare del tempo e grazie a vari perfezionamenti, nel 1750 venne realizzato il cannone ad avancarica, della marina francese del tipo classico, cannoni dei più potenti – come calibro – della sua epoca. Venne impiegato nelle batterie basse dei vascelli di 1° e 2° rango di quei tempi.

Caratteristiche costruttive:

• Lunghezza: 280 mm • Larghezza: 150 mm • Altezza: 110 mm • Scala: [?]

È stato realizzato su disegno AEREOPICCOLA TORINO datato 6/56.

STORIA INCERTA DELLA NAVE  FRANCESE “INDISCRET”

Periodo individuato 1750

Lo sciabecco è un bastimento a tre alberi con vele latine e con fiocchi a prua, con una stazza non superiore alle 150 tonnellate. E’ munita di dieci cannoni in coperta.

Si presume che questa nave sia stata costruita per volere di un nobile del tempo, un certo A.L. de Rouille, nell’anno 1750.

Pare che lo studio per la costruzione sia derivato da osservazioni di sciabecchi armati, alcuni dei quali ebbero importanti successi anche in combattimenti contro grosse navi inglesi.

Il risultato finale era molto pratico e deve aver impressionato le autorità marinare dell’epoca, in quanto risulta che di sciabecchi armati simili all’INDISCRET ne siano stati costruiti altri sette.

Questa nave stata realizzata su disegni formati da 3 tavole della AEREOPICCOLA TORINO, datati 2/62.

L’anno successivo ricevetti un’altra soddisfazione: mi chiesero di esporre la nave Victory, all’interno di una teca, all’ingresso dell’esposizione per essere ammirata.

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