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La collaborazione dei Maestri del Lavoro di Monza e Brianza con le aziende partner è fatta anche da piccoli episodi, come questo tra i Maestri Augusto Nobili e Romano Nobili e la Pol74 di Seregno. Quest’ultima, nata nel 1962 come azienda famigliare artigianale, produttrice di salotti, divani e divani-letto si è evoluta ed ingrandita, sino a diventare una realtà in Brianza e in Italia, grazie alla propria costante innovazione tecnologica ed estetica dei suoi prodotti, riscontrabile in un bellissimo Showroom adiacente alla sede.
I MdL Augusto e Romano Nobili hanno messo a disposizione due loro moto per l’esposizione in detto showroom, anche per l’inizio del Salone del Mobile 2021, 5-12 settembre; trattasi rispettivamente di Bianchi 175 del 1953 e di Benelli 250. Nella collezione esistente della Pol74, ci sono motociclette “conservate” (perfettamente originali e funzionanti) e altre restaurate (con pezzi di ricambio successivi); essa si compone di 40 moto, tutte italiane, e la più vecchia è una Guzzi del 1931, Sport 15-500; ci sono moto e scooter da passeggio, militari, da turismo e sportive, marche come Guzzi, Agusta, Ducati, Benelli, Isomoto e Innocenti, Vespa e Lambretta, ed altre. Vera rarità è la Vespa del 1953, modello uguale a quello usato nel celebre film “Vacanze romane”, con Audrey Hepburn e Gregory Peck.

Il Mdl Cav. Lorenzo Simonassi, che cura da tempo i rapporti con la Pol74, ha avuto la conferma che l’azienda continuerà la collaborazione col Consolato per il Progetto Scuola Lavoro: sia per le visite, sia per le conferenze: la direzione si divide sui due fratelli, Angelo, che è Responsabile della produzione e Monica, che cura la parte commerciale, ma collaborano anche i genitori. Non appena la fine del Covid lo concederà si potrà riprendere le proficue iniziative didattiche . Angelo Pellegatta è un grande appassionato di moto, è presidente del club Antiche Moto della Brianza di Perego (LC), ed è lui l’artefice di questa meravigliosa collezione, che farebbe invidia a molti musei analoghi.
Ringraziamo ancora la ditta per la cortese collaborazione, ci è stato consentito di visitare l’intera collezione di due ruote, e i due Maestri che hanno permesso ai visitatori presenti e futuri di ammirare le moto.
MdL Alberto Cucchi

FALO’ DI S. ANTONIO, UNA ANTICA TRADIZIONE LOMBARDA

Organizzato dal G.S. Dosso lo scorso 17 gennaio alle 18,30 si è svolto al Dosso di Albiate, una cascina storica del paese, la tradizionale cerimonia del falò in onore di S. Antonio Abate, detto anche in dialetto “del pourcell”, perché coincideva con il periodo in cui i contadini ammazzavano il maiale, con cui poi mangiavano in tanti.
Ho contribuito alla preparazione anch’io portando rami e sterpaglie del mio orto, situato nei pressi, e aiutando i volontari per la riuscita della festa per grandi e piccini.
C’è stata una buona partecipazione della gente: tra gli altri erano presenti infatti, oltre agli abitanti della zona, il Sindaco di Albiate Giulio Redaelli, il Presidente degli Amici di San Fermo e del G.S. Dosso, Sergio Sala, il Maestro del Lavoro Alberto Cucchi, mia figlia e i nipotini, nonché diversi volontari di associazioni di Albiate e di Seregno che hanno approntato il tutto, con offerta finale di vin brulé e biscottini per il pubblico.

E’ stata la prima edizione svoltasi al Dosso e con ogni probabilità verrà ripetuta in futuro.

Cav. Mdl Lorenzo Simonassi

CONVEGNO DI ASSOLOMBARDA PER PRESENTAZIONE TOP500+ A MONZA

Il giorno 3 dicembre 2018 mi sono recato con i colleghi Mdl Camnasio, Simonassi, Villa e Donato alla Villa Reale di Monza per il convegno di Assolombarda “TOP500+” edizione 2018.
Da alcuni anni l’Associazione degli industriali e il Cittadino di Monza e Brianza rendono note le migliori aziende del territorio, divise per settori: partiti da 500 oggi siamo a ben 800 eccellenze produttive. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Monza Dario Allevi e di Carlo Edoardo Valli, Vice Presidente della Camera di Commercio, e l’attribuzione del Premio Paolo Rovagnati da parte della famiglia a Lidia Bastianich (cuoca, scrittrice e personaggio televisivo), si è entrati nel dettaglio delle cifre.
Valeria Negri, Responsabile del Centro Studi Assolombarda le ha fornite con orgoglio: l’anno 2017 è stato da record per le imprese brianzole (+7,1% rispetto al 2016), per un fatturato complessivo di 48,2 miliardi di euro. Complessivamente esse hanno contribuito a determinare il 3% del Pil nazionale. Nelle prime dieci figurano Esprinet, Candy, Gruppo Fontana, SOL, Vender, Gruppo Agrati, ST Microelectronics, ben 4 di loro sono nostre partner nell’attività Scuola- Lavoro e precisamente Candy, Fontana, Agrati e ST Microelectronics.
Le previsioni per il 2018 indicano invece un rallentamento del trend positivo.
A questo proposito il Presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ha chiesto al governo un cambiamento di passo, “puntare sugli investimenti – ha detto – sulle infrastrutture, agevolare contributi per le attività produttive, ma soprattutto realizzare quelle opere pubbliche che aiutino veramente lo sviluppo industriale. Non chiediamo sussidi ma la Brianza necessita come non mai rapidità ed efficienza nei trasporti di merci e persone connesse al mondo del lavoro.
Abbiamo bisogno di collegamenti stradali e ferroviari migliori per continuare a competere con paesi come la Germania e la Francia.” E’ seguita, con moderatore Antonio Calabrò Presidente de Il Cittadino, una interessante tavola rotonda sui problemi dell’economia brianzola e loro possibili soluzioni, con Andrea Dell’Orto, Vice Presidente di Assolombarda, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del CdM, Giancarlo Giorgetti, Luca Manzoni, Responsabile Corporate di Banco BPM (tra gli sponsor del convegno), Fabrizio Sala, Vice Presidente di Regione Lombardia e Giovanni Andrea Toselli (amministratore Delegato di PWC Italia,(altro sponsor dell’iniziativa). Alla fine le debite conclusioni di Carlo Bonomi e un rinfresco per il nutrito pubblico intervenuto (industriali, politici, giornalisti, bancari) ha posto fine alla serata.

Mdl Alberto Cucchi

LETTERA DEL MDL LORENZO SIMONASSI

Oggi sono particolarmente felice in quanto mi è giunta la comunicazione che riceverò la Stella d’Oro, che viene assegnata dopo venticinque anni di appartenenza alla Federazione dei Maestri del Lavoro.

Tutto è cominciato quel 1° maggio del 1993 quando, recatomi a Milano per il ritiro della medaglia di Mdl, conobbi il Mdl Lino Marconcini, Segretario della Delegazione di Monza, allora dipendente dal Consolato di Milano. Dopo avermi fatto i complimenti, mi sottolineò l’importanza del titolo e mi informò che la Delegazione era a disposizione, affinché anch’io potessi presentare la mia esperienza lavorativa presso le nuove generazioni.

Nell’agosto 2005, con la costituzione della Provincia di Monza e Brianza e il raggiungimento della pensione, dopo 47 anni di servizio, decisi di fare il Mdl a tempo pieno, inquadrato nel Progetto Scuola-Lavoro del Consolato di Monza e Brianza. Avevo infatti precedentemente , come altri dei Maestri fondatori della nuova federazione, scoperto che a Milano si organizzavano incontri, nei quali i Maestri raccontavano la propria esperienza lavorativa ai ragazzi delle scuole medie, e alcune visite a prestigiose aziende del territorio. Nel 2006 era nato il Consolato di Monza con Felice Cattaneo Console e io Vice Console, e il Progetto Scuola-Lavoro fu in’idea particolarmente felice che avvicinava i ragazzi della Brianza alla nostra meravigliosa realtà imprenditoriale attraverso il programma “La scuola nell’azienda”, ossia portare gli studenti nelle realtà produttive locali e fargli fare successivamente un tema su questa esperienza, premiando alla fine una quarantina tra i migliori di ogni scuola.
Ricordo ancora una riunione del Consolato nella quale Felice entrò sventolando un tema che lo aveva riempito di orgoglio: c’era scritto “non sapevo che qui in Brianza si producessero dei gioielli”, i gioielli non erano altro che i bulloni della società Fontana, apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Dagli inizi del mio lavoro come Mdl operativo ho sempre aumentato gli incontri, favorito per le conferenze l’impiego come relatori di Maestri della nostra Federazione, creato le Tavole Rotonde.
Nel corso di queste iniziative, assieme a quelli del mio gruppo ho tenuto i contatti amichevoli e proficui con aziende e scuole della zona di riferimento, un importante opera con altri Maestri è stato il Cippo di Seregno, dove ogni anno i Mdl vengono a ricordare gli scomparsi e a onorare la festa del lavoro, con i colleghi ho sempre cercato di instaurare rapporti di amicizia e stima.

A questo punto voglio dire grazie a tutti i Mdl del Consolato per avermi aiutato a realizzare ciò che la nomina mi imponeva di fare per le nuove generazioni (ancora oggi alcuni giovani mi fermano e si ricordano dei consigli che ho dato al tempo della visita); quest’anno ho compiuto 80 anni, sono stato anche nominato Cavaliere della Repubblica, e spero di poter continuare bene la mia opera didattica.

Concludo ringraziando alcune associazioni e istituzioni che ci sono state sempre vicine: Confindustria, Apa-Confartigianato, i vari Presidenti della Provincia, i Comuni di Monza e Seregno, i Prefetti, l’Arciprete di Monza e scusatemi se ho dimenticato qualcuno.

Ancora grazie a tutti, con affetto
Mdl Simonassi Cav. Lorenzo 1-11-2018

ROMA caput mundi, MAESTRI feriatum spiritu

Oltre il XXXVI Congresso Nazionale di giugno 2018

I Maestri del Lavoro del Consolato provinciale di Monza e Brianza, Console provinciale Aldo Laus e Adriana Bertolotti, Livia Bolzon, Marco Cantù, Giuseppe Pesconi, Luigi Bernardo e rispettivi familiari e parenti, potendo disporre anche di un ulteriore giornata, hanno visitato altre storiche bellezze romane e luoghi di interesse nazionale e mondiale oltre a quelle già programmate.
Tra le diverse nuove possibilità concretizzatesi citiamo il Quirinale, i Musei Vaticani, i Musei Capitolini, i Fori Imperiali, la Basilica di S. Pietro in Vincoli, la Basilica di S. Clemente, la fontana di Trevi, Piazza Navona.
Impressioni e storia ci condurranno in questo breve viaggio a testimonianza dei lieti giorni trascorsi nella Capitale italiana.

Udienza Santo Padre
Innanzitutto non possiamo che iniziare da questo importante appuntamento che vale per capirci “il prezzo del biglietto pagato”.
L’Aula Paolo VI, nota anche come Aula delle udienze Pontificie o Aula Nervi (dal nome del suo progettista, Pier Luigi Nervi), è un vasto auditorium a servizio della Città del Vaticano. L’edificio si trova a cavallo tra lo Stato Italiano e quello Vaticano, sorgendo in gran parte in un’area italiana però soggetta ad extraterritorialità a favore della Santa Sede.
L’aula è capace di ospitare fino a 12.000 persone. L’edificio è caratterizzato dalla particolare volta parabolica che concentra l’attenzione del pubblico verso il palco, l’illuminazione naturale è garantita dalle due grandi finestre ovali, poste sulle pareti laterali.
Più di 400 Maestri del Lavoro, familiari ed accompagnatori hanno avuto il privilegio di presenziare all’udienza del Santo Padre. Dopo l’attesa per l’accesso al Vaticano, siamo giunti all’interno dell’immensa sala.
Da qui le emozioni si sono susseguite a ritmi cardiaci, sino al termine dell’udienza. Rimarrà per sempre nei nostri cuori.

La cena di gala al Castello di Bracciano
Il Castello di Bracciano, conosciuto anche come Castello Orsini-Odescalchi, è un edificio del XV secolo costituito da tre cinta di mura esterne; di forma pentagonale, presenta cinque torri, una per ogni vertice della fortificazione esterna.
Il castello fu costruito dalla famiglia Fortebracci poi passato all’Orsini. È attualmente di proprietà degli Odescalchi, famiglia che proprio dagli Orsini rilevò la Signoria di Bracciano alla fine del XVII secolo.
Dal grande arco d’entrata si accede all’ampia corte del castello. Un giardino pensile affacciato sul lago di Bracciano, in passato ricco di fontane e strutturato come un classico giardino all’italiana, attualmente è sovrastato da due imponenti cedri secolari del Libano. Da questo verde terrazzo la vista panoramica è estasiante e tale da restarci in ammirazione per ore e ore. In questo paradisiaco spazio abbiamo potuto assaggiare un pre dinner composto da vari tipi di bevande con altrettante tartine per stuzzicare l’appetito.
Tutti i Maestri e gli accompagnatori sono presenti alla cena di gala, come potevano perdersi questa occasione, distribuendosi nelle varie sale a loro riservate.
La sala Papalina. Ricavata all’interno della torre nord la sala Papalina è anche ricordata per aver ospitato papa Sisto IV Della Rovere nel 1481. Il soffitto venne affrescato dai fratelli Zuccari nel 1560 con l’oroscopo delle nozze inserito in una splendida decorazione a grottesche su fondo oro.
La sala Umberto. Umberto I vi dimorò nel 1900. La decorazione del soffitto a cassettoni è attribuita alla scuola di Antoniazzo Romano. Gli arredi e in particolare il letto hanno nei frontali originali elementi cinquecenteschi.
La sala del Trittico. Chiamata così per la composizione a trittico di un’interessante pala d’altare della prima metà del Cinquecento con due ante d’organo di Antoniazzo Romano che raffigurano un’annunciazione. Accanto a queste opere sono raccolte in questa sala altri dipinti della collezione di opere del Quattrocento.
La sala del Pisanello. È detta del Pisanello per lo stile degli affreschi del fregio. Alle pareti accanto ai ritratti di Scuola Fiamminga di membri della famiglia Odescalchi della metà del Seicento, troviamo il ritratto del papa Innocenzo XI. È conservata in questa sala anche una parte della preziosa collezione di ceramiche che vanno dalla metà del XV secolo fino al XVIII.
La sala dei Cesari. È la sala più ampia dell’ala nord. Sulla parete di fondo nel 1960 venne posizionato il grande affresco di Antoniazzo Romano che celebra due importanti momenti della storia di Gentil Virginio Orsini: la cavalcata a capo delle truppe aragonesi verso Bracciano e l’incontro con Piero de’ Medici. I busti dei Cesari collocati intorno alle pareti sono in marmo bianco del XVII secolo.
La sala degli Orsini. Detta degli Orsini perché in origine vi erano collocati i ritratti della casata. Attualmente alle pareti si trovano i ritratti di Paolo Giordano e di Isabella de Medici: lo stemma incorniciato da preziosi stucchi celebra il loro matrimonio con l’unione degli emblemi delle nobili casate degli Orsini e dei Medici.
La sala di Isabella. Detta anche sala Rossa per il colore degli arazzi che in origine ornavano le pareti. La sala è tradizionalmente detta sala di Isabella volendo individuare in questo ambiente di rappresentanza, l’appartamento della Sposa di Paolo Giordano Orsini.
La sala Gotica. Si dice che sulla base di un pezzo originale di scuola tedesca della fine del XV secolo, Baldassarre Odescalchi fece realizzare tutto l’arredo della camera in stile neogotico.
La sala delle armi e la sala d’Ercole. Questa sala è stata ricavata creando un nuovo soffitto alla sala dei Cesari. I ritratti degli uomini e donne illustri che ornano le pareti alla base del soffitto era quindi la decorazione della sala dei Cesari. La sala ospita la parte più ricca della collezione di armi della famiglia Odescalchi in particolare armi ed armature dal XV al XVII secolo, lance, alabarde e spade.
La convinzione di tutti è che questa location rimarrà per sempre scolpita nelle menti di ognuno dei presenti.

Villa Adriana
Villa Adriana fu una residenza imperiale extraurbana a partire dal II secolo. Voluta dall’imperatore Adriano (117-138), si trova presso Tivoli. Realizzata gradualmente nella prima metà del II secolo a pochi chilometri dall’antica Tibur, la struttura appare un ricco complesso di edifici estesi su una vasta area, che doveva coprire circa 120 ha, in una zona ricca di fonti d’acqua. Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Il gruppo dei maestri e accompagnatori dopo aver pranzato in ristorante nei pressi della Villa, nel primo pomeriggio ha raggiunto la famosa residenza imperiale. Suddivisi in gruppi, ognuno con la propria guida, è iniziato il tour turistico-culturale. Il plastico sotto rappresentato ha realisticamente fatto capire le dimensioni di questa struttura nonché la perfetta distribuzione dei vari ambienti.

I Musei Vaticani, la Cappella Sistina, la Basilica di S. Pietro
I Musei Vaticani si trovano all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Fondati da papa Giulio II nel XVI secolo, occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere e sono una delle raccolte d’arte più grandi del mondo, dal momento che espongono l’enorme collezione di opere d’arte accumulata nei secoli dai Papi: la Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello sono parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso.
I Musei Vaticani come detto in precedenza furono fondati da papa Giulio II nel 1506 e aperti al pubblico nel 1771 per volere di papa Clemente XIV; giustamente chiamati al plurale, sono in realtà un insieme di musei e collezioni. Attualmente comprendono i Musei e gli ambienti visitabili dei palazzi Vaticani, tra questi spiccano la Pinacoteca vaticana, il museo Pio Clementino, il museo gregoriano egizio, la galleria delle carte geografiche, la stanza di Raffaello e non ultima la Cappella Sistina.
La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere (pontefice dal 1471 al 1484) che fece ristrutturare l’antica Cappella Magna tra il 1477 e il 1480. La decorazione quattrocentesca delle pareti comprende: i finti tendaggi, le Storie di Mosè e di Cristo, i ritratti dei Pontefici.
Essa fu eseguita da un’équipe di pittori costituita inizialmente da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, coadiuvati dalle rispettive botteghe e da alcuni più stretti collaboratori tra i quali spiccano Biagio di Antonio, Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli. L’esecuzione degli affreschi ebbe inizio nel 1481 con termine nel 1482. Nei nove riquadri centrali sono raffigurate le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell’uomo, al Diluvio e al successivo rinascere dell’umanità con la famiglia di Noè.

I Musei capitolini
La nascita dei Musei Capitolini viene fatta risalire al 1471, quando il papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue bronzee di grande valore simbolico.
L’opera forse più famosa che vi è conservata è la statua equestre di Marco Aurelio; quella al centro della piazza è una copia, mentre l’originale, dopo essere stato sottoposto a lavori di restauro, è ora collocato nella nuova aula vetrata, l’Esedra di Marco Aurelio, nel Giardino Romano, dietro Palazzo dei Conservatori.
Il Palazzo dei Conservatori è situato in Piazza del Campidoglio a destra del Palazzo Senatorio e di fronte al Palazzo Nuovo. Il Palazzo dei Conservatori deve il suo nome al fatto di essere stato la sede della magistratura elettiva cittadina, i Conservatori appunto, che insieme al Senatore amministrava la città eterna. Il Palazzo in questa posizione fu fatto erigere da Papa Niccolò V.
Sono presenti numerose sale tra queste spiccano: la sala degli Oriazi e Curiazi, la sala degli arazzi, la sala della lupa, l’Esedra.

Il Quirinale
l Palazzo del Quirinale sorge in un luogo che ospitò fin dall’antichità nuclei residenziali, edifici pubblici e di culto.
Nell’area del colle del Quirinale sorsero nel IV secolo a.C. il tempio del Dio Quirino che impose nome al colle, e il tempio della Dea Salute nel quale si celebravano cerimonie propiziatorie del benessere dello stato; le presenze più imponenti sul colle erano certamente quelle delle terme di Costantino e del tempio di Serapide, edificato da Caracalla nel 217 d.C
Nell’antichità il Quirinale era il collis per eccellenza e le singole sommità che vi si distinguevano erano anch’esse denominate colles. Il nome Quirinale, dunque, ha finito per indicare l’intero colle che in realtà era distinto in quattro alture: collis Latiaris, collis Mucialis o Sanqualis, collis Salutaris e collis Quirinalis.
Dopo il 1946 le strutture architettoniche del complesso del Quirinale e gli arredi interni del Palazzo sono rimasti sostanzialmente inalterati; sono prevalsi infatti criteri conservativi e di valorizzazione, tesi alla tutela del notevole patrimonio artistico e culturale concentratosi in quattrocento anni di storia.
Da ammirare le collezioni di orologi, carrozze, arazzi, porcellane, dipinti, statue e mobili antichi.
Il Quirinale racchiude al suo interno un giardino di circa quattro ettari, la cui storia è strettamente connessa con l’evoluzione del complesso monumentale.

La Fontana di Trevi
La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note fontane di Roma, nonché una delle più celebri fontane del mondo.
La fontana, progettata da Nicola Salvi è adagiata su un lato di Palazzo Poli, fu incominciata da Nicola Salvi nel 1732, completata nel 1762 da Giuseppe Pannini e appartiene al tardo barocco. La fontana è stata costruita con travertino, marmo, intonaco, stucco e metalli.
Il tema dell’intera composizione è il mare. È inserita in un’ampia piscina rettangolare circondata da un camminamento che la percorre da un lato all’altro, racchiuso a sua volta entro una breve scalinata poco al di sotto del livello stradale della piazza.
La scenografia è dominata da una scogliera rocciosa che occupa tutta la parte inferiore del palazzo, al cui centro troviamo una grande nicchia delimitata da colonne. Qui si erge una grande statua di Oceano di Pietro Bracci, dalle forme muscolose e dallo sguardo fiero ed altezzoso. Ai lati della grande nicchia centrale vi troviamo altre due nicchie, più piccole, occupate dalle statue della Salubrità (alla sinistra di Oceano) e dell’Abbondanza (alla destra di Oceano).
La tradizione più conosciuta è legata al lancio della monetina dentro la fontana: compiendo questo atto a occhi chiusi, voltando le spalle verso palazzo Poli, ci si propizierebbe un futuro ritorno nella città.
Un’altra tradizione, quando dalla fontana si attingeva ancora acqua da bere le ragazze ne facevano bere un bicchiere al fidanzato che partiva, bicchiere che poi frantumavano in segno e augurio di fedeltà.

Piazza Navona
Piazza Navona, la più bella piazza barocca di Roma, in essa si può ammirare:
l’obelisco Agonale di granito alto più di 16 metri, innalzato nel 1649 sopra un alto basamento affinché apparisse ancora più elevato; la Fontana dei Fiumi, inaugurata nel 1651 che rappresenta i quattro grandi fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio ed il Rio della Plata; la chiesa di S. Agnese in Agone fondata nell’anno 304 d.C.; le altre due fontane che ornano piazza Navona sono la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno, entrambe opere di Jacopo Della Porta.

L’Altare della Patria
Tappa fondamentale per deporre la corona d’alloro in memoria dei Maestri del Lavoro; la cerimonia svoltasi in presenza di tutti i Maestri del Lavoro ha suscitato profonde emozioni; il Vittoriano è teatro anche di celebrazioni annuali in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre.
Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o Vittoriano, impropriamente detto Altare della Patria, è un complesso monumentale situato in piazza Venezia, sul versante settentrionale del colle del Campidoglio. Fu costruito a partire dal 1885, i lavori si conclusero nel 1935.
Da un punto di vista architettonico è stato pensato come un moderno foro, un’agorà su tre livelli collegati da scalinate e sovrastato da un portico caratterizzato da un colonnato.

I Fori Imperiali e il Colosseo
Nel percorso di avvicinamento al Colosseo abbiamo potuto ammirare l’area dei Fori imperiali.
I Fori Imperiali di Roma raccolgono una serie di piazze monumentali edificate tra il 46 a.C. e il 113 d.C. Vengono considerati il centro dell’attività politica di Roma antica, un luogo che nel corso dei secoli si è arricchito di strutture ed edifici.

La Basilica di S. Clemente
La basilica di S. Clemente è situata a circa trecento metri dal Colosseo, sulla strada in lieve salita che porta a San Giovanni in Laterano.
Prende nome da S. Clemente Papa, terzo successore di S. Pietro, morto intorno all’anno 100 d.C..
Nel 1857 il Padre Joseph Mullooly, allora Priore di San Clemente, cominciò dei lavori di scavo sotto alla basilica attuale nel corso dei quali non solo scopri la basilica originaria, del IV secolo, immediatamente al di sotto, ma anche, ad un livello ancora più basso, i resti di costruzioni più antiche ancora, del I secolo.
L’interno della basilica è suddiviso in tre navate, con un’abside semicircolare; le navate sono separate da colonne romane di spoglio. Nell’abside centrale è conservato il meraviglioso mosaico, realizzato poco dopo il 1100, con al centro Cristo crocifisso tra la Vergine e San Giovanni Evangelista.
Al di sotto del mosaico c’è un affresco con gli Apostoli, risalente al XIV secolo; nel centro della navata, prima del presbiterio, si trova la schola cantorum, del XII secolo.

La Basilica di S. Pietro in Vincoli
La basilica di San Pietro in Vincoli è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato nel rione Monti, sul colle Oppio; è nota soprattutto per ospitare la tomba di Giulio II con il celebre Mosè di Michelangelo Buonarroti.
Il Mosè, è considerata una delle più grandi opere della scultura rinascimentale. È alta più di due metri, occupa la posizione centrale del mausoleo. La statua, che inizialmente era seduta in posizione frontale, venticinque anni dopo il suo completamento, fu modificata da Michelangelo, pare per distogliere lo sguardo dalle catene di Pietro. Per ottenere la torsione, abbassò la seduta di 7 cm, rimpiccolì il ginocchio sinistro per portare indietro la gamba e girò a destra la barba per mancanza di marmo a sinistra. II naso fu ricavato dalla gota sinistra. Le corna sulla testa di Mosè furono fatte perché Michelangelo interpretando male gli scritti in ebraico, lesse come corna quelli che dovevano essere raggi di luce.

Conclusioni
Innanzitutto dopo aver celebrato alcune delle bellezze romane non possiamo dimenticarci anche i lieti pranzi e cene che hanno caratterizzato il nostro tour turistico. Proponiamo qualche immagine di una serata canora-gastronomica che ha coinvolto tutti i commensali, allietata anche dalla maestria al pianoforte del nostro Console Laus.

Sono state quattro giornate intense, energiche e piene di emozioni, che ci hanno permesso di conoscere altri maestri nonché le operatrici turistiche molto preparate, simpatiche e gentili.
Italo, ore 9.15 partenza per Milano, le tre ore di viaggio ci riaccompagnano lentamente ma inesorabilmente alla realtà di tutti i giorni.

Mdl Marco Cantù

VISITA ALLA FABBRICA DI CANNE D’ORGANI GIUSEPPE SCOTTI A CREMONA

Giovedì 28 settembre un gruppetto di MdL costituito dal Console Provinciale di Monza e Brianza Aldo Laus, dal Console Provinciale di Cremona Carduccio Dossena, dal MdL Guido Tosi di Cremona unitamente ad altri appassionati di tecnologia di strumenti musicali, sotto la guida del Sig. Serafino Corno, un esperto del settore, ha raccolto l’invito del Sig. Luca Scotti, titolare della ditta Scotti di Crema che produce sin dal 1880 canne labiali di qualsiasi forma e tipo per organi a canne.

Luca Scotti, rappresenta la quarta generazione della ditta che è attiva sul territorio nazionale e sul mercato estero da oltre 135 anni.

L’ azienda si avvale della collaborazione di personale altamente qualificato con esperienza ultraventennale nel settore e vanta tra i suoi clienti alcuni tra i più prestigiosi costruttori di organi a canne Italiani, Europei e dell’America Latina. Per l’avvenimento Luca ha organizzato, oltre alla preparazione della fusione, anche la dimostrazione di come si forma una lastra, di come la si tornisce ecc. ecc. sino ad arrivare alla costruzione finita di una canna d’organo; insomma, il Luca Scotti con le sue maestranze ha mostrato a quanti erano presenti l’intero processo produttivo delle canne d’organo.

I presenti sono rimasti molto sorpresi delle numerose operazioni, tutte di natura manuale, che, con fatica e sapienza artigiana, devono essere effettuate per arrivare al risultato finale.
Ultimata la visita guidata tecnico-dimostrativa, la direzione ha offerto un piacevole rinfresco che è stato molto apprezzato dai presenti. Succesivamente siamo stati guidati alla vista del vicino museo di organaria inaugurato due anni fa.
Dopo l’apertura della porta di accesso ai locali del museo, tutti i presenti hanno potuto ammirare una enorme canna di metallo da 32 piedi, realizzata ovviamente dalla ditta Scotti per ricordare la celebrazione dell’apertura del museo, avvenuta il 9-5-2015 anno in cui la omonima ditta Scotti ha celebrato il 135° anno di attività nel settore cannifonistico.
Fra i vari pezzi storici esposti, va segnalata con particolare riguardo la presenza di un moderno strumento di divulgazione molto interessante, realizzato appositamente per spiegare agli alunni delle scuole il funzionamento dell’organo a canne. Si tratta di un “organo interattivo” a funzionamento elettronico, dotato di due tastiere, pedaliera e registri; ovviamente non ha canne ma è costituito da un grande monitor e da un programma particolare (in pratica è un PC) che, ad ogni pressione di un comando della consolle, attiva un risponditore automatico che spiega travite video il funzionamento dell’organo a canne nei minimi dettagli.
E’ stato un bel tuffo nella tradizione organaria italiana che ancora oggi è apprezzata nel mondo e offre opportunità di lavoro a giovani appassionati.
Per approfondimenti potete visitare il sito dell’azienda Scotti : http://www.scottigiuseppe.it/
Grazie dell’opportunità a Luca e Serafino

MdL Aldo Laus

Il nonno racconta

Sollecitato dai miei nipotini Giorgio e Sara, sono stato invitato a partecipare al progetto pre-scuola denominato “Condividiamo”. Questa iniziativa, frutto della collaborazione tra Associazione Genitori dei Comprensivi Lodi e Romagnosi, della Cooperativa “Il mondo di Emma” e del Comune, ha voluto offrire ai 53 bambini partecipanti delle elementari Lodi e Romagnosi, anche in giorni di vacanza, dei bei momenti di gioco e cultura.

Nella prima giornata ho presentato lo specchio di com’era la vita negli anni della mia infanzia, tutto un altro mondo rispetto ad oggi, fatto di povertà ma anche di collaborazione tra la gente. Tra le varie cose ho anche raccontato un episodio che ho vissuto in prima persona nel 1946, e vivevo nei pressi di Parma: un giorno ritornando dalla scuola con un amico, mentre cercavamo le rane, scorgemmo qualcosa in un fosso a lato della via Emilia.

Era un oggetto metallico bislungo, che assomigliava ad una bottiglia, lo raccogliemmo e ce lo tiravamo tra noi; arrivati nelle vicinanzea di una casa ci vide un paesano che aveva fatto il partigiano durante l’ultima guerra e ci disse che era molto pericoloso. Si trattava infatti niente meno che di una bomba anticarro. Lui la prese e si incaricò di farla disinnescare, il giorno dopo la fecero esplodere in un campo e fece un grande buco nel prato. Immaginarsi che grave rischio avevamo corso. I bambini sono stati a bocca aperta tutto il tempo ad ascoltare.

Il secondo giorno ho invece preparato i vecchi giochi della mia epoca, ho fatto vedere la fionda, le biglie di vetro, i giochi di mano come la lippa, la gara coi tollini delle bibite su un percorso disegnato coi gessetti sull’asfalto (così ci sentivamo dei ciclisti), e poi bandiera, mosca cieca e quant’altro. Coi bambini abbiamo realizzato pure un arco e le frecce, che loro hanno provato.

La mia soddisfazione più grande è stata quella di vedere con quanta attenzione i bambini, ai quali si era unito anche mio nipote Giorgino, che quest’anno andrà in prima media, partecipavano ad ogni proposta di gioco e di disegno sulla carta. Pensate che il giorno dopo una mamma di un bambino mi ha confessato che non aveva mai sentito prima suo figlio parlare così tanto col padre di quello che aveva fatto nei due giorni di “Condividiamo”.

E’ stata una bellissima esperienza che credo ripeterò il prossimo anno e il premio più soddisfacente è stato per me il gradimento avuto della mia collaborazione al progetto.

Mdl Lorenzo Simonassi

GITA ALLE 5 TERRE

Per festeggiare i 150 anni di fondazione della Croce Rossa Italiana, la “crocerossina”, nonché maestra del lavoro, Terry Camesasca ha coinvolto colleghi ed amici per una gita alle Cinque Terre.
Presenti anche i Maestri del lavoro Aldo Laus (console provincia Monza e Brianza), Adriana Bertolotti, Livia Bolzon con il marito Lino Radice e Renzo Berettini con la moglie Daniela Cerri.
Alle ore 6,00 di domenica 25 giugno 2017 siamo partiti in pullman per La Spezia da dove avremmo dovuto imbarcarci su un battello di linea per raggiungere Monterosso, ultimo paese delle Cinque Terre (andando a ovest).
Alle ore 9,20, abbondantemente in anticipo sul’imbarco previsto per le ore 10, il pullman ci ha lasciati sul lungomare dove sono ormeggiati i battelli di linea che portano i turisti a visitare le famose Cinque Terre.

Purtroppo il tempo era inclemente, pioggia a tratti e mare mosso. Per la pioggia eravamo quasi tutti attrezzati di ombrelli e k way, ma per il mare mosso non c’era nulla da fare. La Capitaneria di Porto non dava l’ok alla partenza dei battelli. Non ci restava quindi che decidere come raggiungere Monterosso. La maggioranza dei gitanti propendeva per andare a Monterosso tramite ferrovia.
E così dopo una lunga camminata siamo arrivati alla stazione ferroviaria di La Spezia, da dove, dopo aver fatto i biglietti, alle 11,25 siamo saliti sul treno che in poche decine di minuti è arrivato a Monterosso che conta circa 1.500 abitanti.
Dalla delusione per non aver potuto vedere le Cinque Terre via mare, siamo passati ad una esclamazione “che bello!!!”.

Il paese era pieno di turisti, specialmente stranieri (inglesi, americani, cinesi, giapponesi e altri) oltre ovviamente a molti italiani.
Nelle vicinanze del Municipio (nella foto sulla sinistra)
abbiamo raggiunto la nostra meta culinaria, il ristorante “Belvedere” dove ci aspettavano per le ore 12,30.

Il pranzo è stato ottimo: antipasto di mare, risotto alla pescatora, pesce al forno con patate, macedonia con gelato e per finire il caffè. Tutto il pranzo annaffiato da un discreto vino bianco.

Dopo pranzo tutti i gitanti si sono incamminati per le varie viuzze (dette comunemente caruggi) del paese o sul bellissimo lungo mare dal quale si possono vedere i faraglioni,


(facente parte dell’area marina protetta delle Cinque Terre) e la splendida spiaggia abbastanza piena di bagnanti nonostante la pioggia che cadeva ad intermittenza e la temperatura dell’aria intorno ai 25°.
Nel centro storico abbiamo potuto ammirare due splendide chiese: la chiesa di S. Giovanni Battista (risalente agli inizi del 1.300 con sopra il portale una lunetta con un affresco rappresentante il battesimo di Cristo)

e la chiesa “Oratorio confraternita dei Neri” risalente al XVI secolo. Molto bello anche il campanile con il grande orologio.
Dopo aver chiesto alla Capitaneria di Porto se i battelli avevano ripreso il servizio, ed avendo avuto risposta negativa, la maggioranza del gruppo decideva di rientrare a La Spezia con il treno delle 16,20.
Purtroppo veniva saltata la tappa che prevedeva la visita a Porto Venere.
Arrivati alla stazione ferroviaria di La Spezia, in pochi minuti, abbiamo raggiunto il nostro pullman e abbiamo aspettato alcuni gitanti che avevano preferito prendere il treno successivo al nostro.
Alle 17,50 siamo partiti per Monza che abbiamo raggiunto, in perfetto orario, alle ore 21,15.

Un grazie a chi ha organizzato la gita e si è dato da fare per concluderla al meglio.

MdL Renzo Berettini

MOSTRA FOTOGRAFICA “MI RITORNI IN MENTE “

Nel 2016, da un’idea congiunta mia e dell’Assessore alla Cultura Giulio Redaelli, era stata approvata dalla Commissione Cultura e Biblioteca, la creazione di un piccolo archivio; 120 scatti fotografici che esprimessero storia, tradizioni, feste, cerimonie, eventi del Comune di Albiate, dagli anni ’60 sino al primo 2000, ma anche delle rarità risalenti a decenni antecedenti.


Dall’Archivio Comunale che raccoglie 9000 foto abbiamo proceduto dapprima con la selezione sistematica con l’ausilio di alcuni membri della Commissione, per arrivare al prodotto finale: quelle che credevamo le più belle e significative foto albiatesi. La metà di queste hanno avuto l’onore di apparire in una mostra fotografica, che ha avuto luogo dal 26 novembre al 11 dicembre 2016, in occasione dell’inaugurazione ufficiale del Nuovo Polo Culturale di via Giotto.
Particolare interessante, ci si è avvalsi della collaborazione dell’Istituto Artistico Modigliani di Giussano, nell’ambito del bel progetto “Alternanza scuola-lavoro”. I ragazzi delle classi terza, quarta e quinta hanno curato l’allestimento su pannelli in cartone riciclato, hanno ideato il manifesto della mostra e realizzato un video completo delle fasi preparative che verrà donato al Comune di Albiate. Un grosso successo di pubblico ha coronato il lavoro di tutti i partecipanti.

Maestro del Lavoro Alberto Cucchi

Desidero qui – anche per spiegare in cosa è consistito il progetto – dare spazio ad una parte della relazione che la Prof. Rosaria Lucchini, del Liceo Artistico di Giussano e grandissima collaboratrice, ha rilasciato in ringraziamento al Comune di Albiate, ricordando però che anche per noi questa esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro in campo artistico è stata entusiasmante e indimenticabile, con i docenti e i ragazzi che hanno dato il meglio di loro per la riuscita dell’evento.

“La mostra ha preso forma grazie alla collaborazione tra l’iniziativa comunale albiatese e il Liceo Artistico Statale “Amedeo Modigliani” di Giussano. Tale collaborazione si colloca nel percorso formativo voluto dal M.I.U.R. (Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca) a tutti noto come ALTERNANZA SCUOLA LAVORO.
La peculiarità della Scuola Artistica adempie a questo obbligo formativo con naturalezza, creatività e conoscenza, in quanto applica competenze specifiche nel campo della cultura storico-artistica e degli eventi ad essa collegati.
Le classi 3a D indirizzo Audiovisivo Multimediale, 4a G indirizzo Grafica, 5a H indirizzo Scenografia si sono dedicate ad allestire l’evento sotto la guida di alcuni loro docenti. La progettazione e l’allestimento del percorso e delle strutture espositive sono stati elaborati dagli studenti di Scenografia; la comunicazione e l’editoria sono state progettate e realizzate dagli studenti di Grafica; la documentazione in foto e video di tutta l’attività formativa, progettuale e realizzativa della mostra è stata prodotta dagli studenti di Audiovisivo Multimediale.
La Commissione Biblioteca del Comune ha figurato quindi come committente di un lavoro articolato, per il quale ha collaborato innanzitutto come esperta formatrice per gli studenti coinvolti. In seconda istanza ha invece rivestito il ruolo di ente selezionatore dei progetti presentati, finalizzando la propria scelta alla produzione finale. Un dovuto ringraziamento vada anche all’organizzazione scolastica: alla Dirigente Scolastica Dott. sa Paola Nobili, al referente dell’Alternanza Scuola Lavoro Prof. Paolo Arosio, ai Consigli di Classe e ai docenti coinvolti, ma soprattutto agli studenti, attori a vario titolo in questo evento.”

Prof. Rosaria Lucchini
Docente Tutor di questo progetto

GIUSEPPE LISJAK: UNA VITA IN SELLA ALLA BICICLETTA

Con i suoi successi, le sue imprese e vittorie ha fatto scrivere e pubblicare molti pezzi sulle pagine sportive.

“I miei genitori vivevano in un piccolo paesino in campagna” racconta il ciclista friulano – 84 anni portati brillantemente – “e io per andare a scuola a Udine dovevo macinare i km: 70 all’andata e 70 al ritorno, spesso in bicicletta”.

Giuseppe Lisjak si ritrova lì, oltre i mitici ottanta, che non sono più gli anni della giovinezza, della maturità atletica, ma di un uomo che ha raggiunto un importante traguardo di vita e lo fa con apparente leggerezza ma anche con garbo e una certa ironia nel raccontare la sua vita.

In un caldo pomeriggio di luglio incontro per fare due chiacchiere quello che oggi è un distinto pensionato ma che, nei lontani anni 60 era un asso del ciclismo.

Una delle famose volate di Lisjak

Sign. Giuseppe, ha cominciato subito ad andare in bicicletta?

Assolutamente si, subito fin da bambino come tutti, anche se a gareggiare seriamente ho cominciato solo a 16 anni, prima non potevi.

Se la ricorda la sua prima bicicletta?

Certamente. Non era una normale bici da corsa, bensì una vecchia bicicletta di mio zio, una Alcjon del 1912 .

Mi potrebbe raccontare la gara vinta più importante della sua vita?

È impressa nella mia memoria perché a fine gara venni squalificato, seppur per poche ore!

Accadde tutto nel lontano 1952 quando i triestini organizzarono una grossa competizione invitando tutte le nazioni che avevano combattuto nell’ultimo conflitto mondiale: in totale più di 35 paesi. Molti tuttavia non vennero, come i tedeschi e i giapponesi.

All’epoca avevo appena vent’anni e mi ero iscritto come sloveno grazie alle mie origini da parte di mio padre. Purtroppo, una volta arrivato a Ronchi dei Legionari, la città di partenza, mi vidi consegnare il numero 297. Ciò voleva dire che sarei stato nelle ultime file. Non ci pensai troppo e decisi di allocarmi davanti ma fuori dal tiro dei fotografi che avevano occhi solo per il campione olimpico, quello Italiano, quello mondiale e quello svizzero che occupavano la prima fila.

Nessuno passò a controllare e quindi partimmo. Ecco però che verso metà della gara accade quella che è la paura più grande di ogni corridore: bucai la ruota posteriore. Quando ormai pensai di non farcela per colpa di una sfortuna successe l’impensabile: tra il pubblico c’era un mio compagno di scuola con una bicicletta simile alla mia e mi passò la sua ruota tirandomi fuori da un bel guaio. In men che non si dica la sostituii con la mia e ripartii a tutta velocità. Il resto è scritto sui giornali, tagliai il traguardo davanti a tutti.

Come ho detto all’inizio, venni squalificato soprattutto per non avere usato il casco protettivo, e per il fatto di aver cambiato la ruota a metà della gara, tutte cose contro il regolamento. Tuttavia, dopo coloriti diverbi tra la mia squadra e la giuria, fui premiato e reinserito in classifica quale vincitore.

Come si è sentito dopo una vittoria tanto importante?

Molto felice e orgoglioso. Non pensavo che sarei mai arrivato primo, era tutto il mondo dei migliori che avevo sfidato. Vinsi e fui proprio contento. Mi feci anche un pensierino: la partecipazione alle Olimpiadi di Helsinki.

E che mi dice invece della gara da lei vinta più bella?

Facile ricordare anche questa, perché fu la prima in assoluto per me. Avevo sedici anni e mi trovavo a Sacile durante il mese di agosto. In quel periodo c’era un’importante fiera di canto degli uccelli per la quale vengono un po’ da tutto il mondo. Gareggiavo nella categoria allievi ed era una 60 km. Me la ricordo bene perché rischiammo di non partire: servivano minimo sedici ciclisti e noi eravamo meno. Così io e un altro ragazzo, che avrebbe poi corso insieme a me, andammo in giro per i paesi del circondario a reclutare persone. Alla partenza eravamo in 64 e arrivai primo. Premio una medaglia e L. 500,00

L’ha vinta con fatica questa prima gara?

Chi fa le cose volentieri non sente né fatica né sudore.

Quando inforca oggi la bicicletta ripensa spesso a quei bei tempi di gare e vittorie importanti passati?

No, non ci penso. Sembra strano ma è così. Anche perché non conservo nessun ricordo materiale di quelle vittorie. Era il giornalaio infatti che metteva fuori dal suo negozio il ritaglio importante per il paese e quello rimaneva lì fino a che non si logorava e si consumava. Invece, appena ho potuto correre qui nella Brianza, sono andato a caccia di tutti i giornali che riportavano il mio nome, ne ho raccolti un bel pacco.

Quante vittorie può contare?

Quando ero giovane sono arrivato 43 volte primo.

Mi sono poi fermato una decina di anni, il tempo di mettere su famiglia, fare carriera all’Autobianchi.

Dopo di che mi sono rimesso in sella. Il richiamo delle gare è stato forte e ho ricominciato vincendo subito alla prima apparizione e collezionandone poi altre 241 con 17 titoli di campione che vanno dai Provinciali a quelli Europei.

Un consiglio da campione vissuto per i giovani ciclisti di oggi?

Andare in bicicletta. Ma rimanendo al di fuori e ben lontani da quella società sportive disoneste che usano i cosiddetti “trucchi da stregone” per vincere le gare.

Per tutto il resto dico sempre questo: correte onestamente, allenatevi con scrupolo, non cercate inganni e fate vita sana.

Sono questi gli ingredienti che danno gioia al cuore e mettono le ali ai piedi portandovi alla vittoria.

Federica Premi

Il MdL Lisjak a casa sua in posa davanti a una imponente vetrina di Coppe e trofei

Lisjak con la Stella al Merito del Lavoro

MdL Giuseppe Lisjak con una maglia tricolore